Fotografia e meditazione: cos’hanno in comune?

Sorpresa: sono molti i fotografi che meditano per avere una mente calma, sentirsi presenti e riuscire a focalizzarsi anche quando si scatta in situazioni di stress. Ecco perché funziona

A chi non è capitato almeno una volta di scattare una foto senza accorgersi di un dettaglio importante? Può capitare di avere incluso nell’inquadratura qualcosa che sarebbe stato meglio non inquadrare, oppure di avere tagliato fuori un dettaglio che sarebbe stato meglio includere. Fotografie storte? Capitano anche ai professionisti che sono tutti concentrati a cogliere l’espressione del soggetto oppure a scattare nel momento decisivo. Avere l’abilità di gestire la propria attenzione non è cosa da poco e la meditazione è un grande aiuto. Vediamo come mai.

Ritratto di Vera, scattato durante un ritiro di meditazione © Enzo Dal Verme

Imparare a gestire l’attenzione

Quando siamo seduti in meditazione, capita che un pensiero ci distolga dalla concentrazione ed è facile perdersi seguendolo: avrò risposto alla mail del mio amico? Ricordo di avere cominciato a rispondergli, ma poi è suonato il telefono. Devo ricordarmi di controllare, perché mi ha proposto un fine settimana in campagna e l’ultima volta ci siamo divertiti molto. Però che pioggia era venuta giù! Speriamo che non piova questa volta.

Ecco che abbiamo perso la nostra concentrazione distratti dal concatenarsi dei nostri pensieri. Quando ce ne accorgiamo, ritorniamo con l’attenzione sul respiro (se è questa la meditazione che stavamo facendo) e la nostra mente si calma. Fin quando un altro pensiero non ci distrae di nuovo.

Concentrarsi sul respiro

Ci sono molti tipi diversi di meditazione, sicuramente una delle tecniche più comuni è quella che richiede di mettere la propria attenzione sul respiro. Ogni volta che un pensiero ci distrae, possiamo ritornare a concentrarci sul ritmo vitale dell’inspirazione ed espirazione.

In realtà, la cosa importante non è posare l’attenzione sul respiro, piuttosto è importante imparare a non seguire il concatenarsi dei pensieri. L’attenzione sul respiro non è che una tecnica che ci aiuta a calmare la mente.

Quando avremo imparato a non farci trascinare via dai pensieri - in genere dopo parecchi anni di pratica - potremo allentare la concentrazione sul respiro ed includere nella nostra sfera di consapevolezza ogni percezione interna ed esterna: i rumori, le sensazioni, i pensieri… In pratica sapremo notare tutto senza lasciarci distrarre da niente. La nostra mente (in linea di massima) sarà calma e silenziosa.

Come mai ci distraiamo

La nostra mente tende ad essere molto attiva e per noi è una tale abitudine che, nei momenti in cui è più silenziosa, ci sembra quasi che qualcosa non vada bene. Infatti, meditando occorre molta pratica prima di riuscire ad avere un certo silenzio interiore in modo stabile. Anche quando stiamo fotografando (o quando siamo impegnato in altre attività), la nostra mente si lascia continuamente distrarre da pensieri e preoccupazioni. Spesso qualcosa risucchia la nostra attenzione e noi non ce ne rendiamo nemmeno conto.

Mentre scattiamo un ritratto, in genere siamo molto concentrati sul soggetto ed è certamente un bene. Però… che qualità ha la nostra concentrazione?

Il viso che osserviamo attentamente potrebbe diventare quasi come il pensiero che ci distrae durante la meditazione: Come faccio a cogliere il lato migliore del soggetto? Devo spostarmi a destra o a sinistra? Forse dovrei chiedere di cambiare espressione. Quello sguardo che non mi convince. Voglio ottenere una bella foto, ma non me la sto cavando bene… In altre parole: la nostra attenzione è distratta da un particolare.

Concentrazione o distrazione?

Ritratto di Caroline, scattato durante un ritiro di meditazione © Enzo Dal Verme

La qualità della nostra concentrazione è molto importante. Quando siamo molto concentrati sul soggetto da fotografare, non immaginiamo neppure di essere - in realtà - distratti. Sembra un controsenso. Noi dobbiamo mantenere l’attenzione proprio sul soggetto, giusto?

Sì e no. Noi dobbiamo mantenere l’attenzione sul soggetto e sull’ambiente nel quale si trova, oltre ad un altro numero di cose tra cui la composizione, la luce, l’accostamento dei colori, lo sfondo, il punto di vista dell’inquadratura, l’impatto d’insieme e le proporzioni, la posizione del nostro soggetto, il suo sguardo, la sua espressione, i suoi vestiti, i suoi capelli e, soprattutto, la relazione che c’è tra di noi.

Se tutto ciò che vediamo e inquadriamo è sicuramente importantissimo, la nostra capacità di connetterci e comunicare col soggetto lo è ancora di più. Senza una buona connessione sarà difficile riuscire a fotografare, oltre alla forma del nostro soggetto, anche un suo stato d’animo, qualcosa di intimo. Se siamo molto concentrati su qualche dettaglio, non siamo necessariamente focalizzati. Piuttosto, si potrebbe dire che un particolare ci ha trascinati via e distratti dalla visione d’insieme proprio come accade quando un pensiero cattura la nostra attenzione durante la meditazione. Anzi, sarebbe ancora più giusto dire che la nostra attenzione ha bisogno di essere libera, consapevole di tutto senza seguire niente. Il che implica che anche l’impostazione tecnica della macchina fotografica non deve distrarci. Ecco perché è sempre consigliabile fare molte prove: quando si raggiunge una certa padronanza tecnica e con l’esperienza, riusciamo ad impostare la macchina in modo quasi automatico.

La visione d’insieme e l’attenzione per i dettagli

Quando guardiamo nel mirino prima di scattare una fotografia, aiuta avere l’abitudine di percepire a colpo d’occhio l’impatto generale dell’immagine e, nello stesso tempo, riuscire a controllare tutti i dettagli evitando – come si è già detto - che qualche particolare assorba esageratamente la nostra attenzione.

Se non siamo capaci di mantenere una visione d’insieme, riguardando l’immagine ultimata potremmo accorgerci di qualcosa che ci era sfuggita in fase di scatto.

Per la verità, le sorprese che troviamo nelle nostre immagini sono anche tra le cose più affascinanti della fotografia: noi pensiamo di avere realizzato una certa immagine, ma poi il risultato è sempre un’incognita. Il motivo non sono solo le nostre distrazioni, ma anche i comportamenti inaspettati dei soggetti o degli imprevisti come un colpo di vento, qualcuno che entra nell’inquadratura, magari una mosca che passa vicino al soggetto proprio mentre stiamo scattando e provoca una smorfia oppure un gesto improvviso per scacciare l’insetto (mi è capitato!). Tutti questi imprevisti fanno parte della magia della fotografia che ferma nel tempo istanti unici e irripetibili, immortalati da un certo punto di vista e non da un altro.

Ritratto di John, scattato durante un ritiro di meditazione © Enzo Dal Verme

Riuscire a focalizzarsi

La fotografia non è l’unica disciplina nella quale aiuta avere una visione globale con attenzione al particolare. In molti sport è fondamentale avere la mente libera da distrazioni e riuscire a concentrarsi sulle proprie azioni e su ciò che sta accadendo. Un attimo di distrazione può essere fatale. Non a caso, tanti sportivi riferiscono che, quando sono concentrati, il senso del tempo tende a dissolversi. Proprio come accade durante la meditazione.

A differenza della meditazione, però, sia lo sport che la fotografia hanno un altro aspetto in comune: una certa dose di adrenalina, l’ormone che il nostro corpo produce nei momenti di stress psicofisico.

A quale fotografo non è capitato almeno una volta di sentirsi agitato e dimenticare qualcosa di fondamentale mentre scattava? Difficile mantenere la calma mentale quando si è sotto pressione. Al contrario, è facile reagire alla situazione in modo avventato. Eppure è possibile imparare a calmare la mente anche nelle situazioni di stress, il che aiuta a non reagire ma piuttosto a rispondere alla situazione con una azione appropriata. La capacità di concentrazione che si impara meditando è davvero preziosa quando riusciamo ad utilizzarla nelle situazioni di stress. Intendiamoci, neanche chi ha molta esperienza di meditazione può avere la certezza di sapere mantenere la calma quando è molto sotto pressione. Possiamo, però, affermare che educare la propria attenzione aiuta anche a gestire le situazioni impegnative.

I fotografi che riescono ad avere la mente sgombra e prendere in considerazione tutti gli elementi senza lasciarsi distrarre da qualcosa in particolare, gestiscono la propria attenzione in modo simile a chi medita. In altre parole, non solo la meditazione può aiutare la capacità di concentrazione mentre si fotografa, ma fotografare può diventare una forma di meditazione attiva.

Sembra un controsenso

Fotografando, abbiamo la nostra attenzione rivolta al mondo fuori da noi. Quando meditiamo, invece, volgiamo lo sguardo internamente. L’abbinamento fotografia/meditazione potrebbe sembrare un controsenso. Eppure non lo è: noi possiamo imparare a guardare al mondo intorno noi con la calma mentale sviluppata meditando. Inoltre, fotografia e meditazione hanno altri aspetti in comune. In entrambi i casi sono necessari impegno, disciplina, dedizione. In entrambi i casi occorre molta pratica ed occorrono molti fallimenti prima di riuscire ad avere una certa abilità e dimestichezza.

Sia la meditazione che la fotografia possono aiutarci a percepire il mondo con uno sguardo più fresco ed immediato, possono aiutarci a notare ciò che spesso non notiamo neppure. Come mai?

Fotografia e meditazione o, piuttosto, fotografia come meditazione: uno sguardo fresco sulla natura © Enzo Dal Verme

Uno sguardo fresco

Quando siamo bambini piccoli, ogni esperienza è una sorpresa e rimaniamo incantati ad osservare e studiare ciò che è presente intorno a noi. Forse nella nostra infanzia a un certo punto è apparso un simpatico amico che ci ha riempiti di attenzioni, noi lo abbiamo studiato per bene, gli abbiamo messo una mano in bocca, gli abbiamo morsicato un orecchio e poi ci hanno insegnato che si chiama “cane”. Ah, questo è un cane! A poco a poco, la nostra esperienza diretta si è trasformata in un concetto. Adesso, quando vediamo un animale a quattro zampe che scodinzola, sappiamo che è un cane senza doverlo studiare a lungo. Grazie ai concetti ora possiamo ricordare, riconoscere, pianificare, paragonare... Possiamo collegare delle idee, fare dei progetti che coinvolgono cose e persone che non sono presenti ed avere un’opinione su di loro in base ad esperienze passate. Possiamo comunicare. In altre parole, i concetti ci sono veramente molto utili. Però c’è il rovescio della medaglia. Tendiamo a mettere la nostra attenzione più sui concetti che sulle esperienze dirette. Come conseguenza, viviamo spesso nella nostra mente.

Sia quando meditiamo che quando fotografiamo, ci troviamo in bilico tra la possibilità di essere distratti o rimanere molto focalizzati sul qui ed ora, sull’esperienza diretta. Entrambe le pratiche richiedono che noi riportiamo continuamente l’attenzione al momento presente ed entrambe le pratiche sfidano in qualche modo la nostra abitudine ad osservare il mondo attraverso le esperienze passate.

Meditando, spostiamo l’attenzione dall’affollarsi di idee e concetti nella nostra mente verso l’esperienza diretta del momento. Fotografando abbiamo la possibilità di fare la stessa cosa. Occorre molta pratica, una certa dedizione e il desiderio (non scontato) di volere avere uno sguardo fresco sul mondo che ci circonda.

La mia esperienza personale

Ho iniziato a meditare circa trenta anni fa - molto prima di diventare fotografo professionista - ed ho sempre notato una certa affinità tra le due discipline. È qualcosa che in genere tengo per me, perché la fotografia è la mia identità professionale, mentre la meditazione è una pratica personale di cui non sento necessariamente il bisogno di parlare con tutti. Il mio approccio, però, non passa inosservato. Quando insegno, le cose che amo di più condividere sono proprio quelle che meno ci si aspetta in un corso di fotografia ed anche le più apprezzate. Con i miei studenti, per esempio, esploro la nostra capacità di gestire l’attenzione nelle varie fasi di scatto anche quando stiamo fotografando un soggetto difficile, quando ci sentiamo insicuri o in altre situazioni che ci mettono alla prova.

Tanti approcci

Pensavo di essere una rarità a concepire l’atto di fotografare come una sorta di meditazione attiva, però mi sbagliavo. Ci sono altri fotografi che meditano e che considerano la fotografia in modo simile. Meditare può essere davvero un grande aiuto anche nella vita pratica di tutti i giorni.
Non è un caso che negli ultimi anni, così imprevedibili e turbolenti, sia aumentato notevolmente il numero di persone che si è avvicinato alla meditazione.

Le statistiche evidenziano che i principali motivi per meditare sono:

  • 84% ridurre lo stress e ansietà

  • 53% migliorare la concentrazione e la memoria

  • 52% migliorare la propria rea a scuola e sul lavoro

Dunque non si tratta necessariamente di persone con un orientamento mistico, piuttosto di individui che desiderano avere più serenità anche nell’affrontare situazioni di grande stress. E i fotografi non fanno eccezione.

Se ti è piaciuto questo articolo, forse ti potrebbe interessare partecipare ad un workshop di ritratto fotografico. Clicca qui per scoprire di più.